Durante il lockdown le dating app hanno dovuto ripensare i loro modelli di business, dal momento che si basavano di fatto su incontri dal vivo – un tipo di esperienza che si è dovuta mettere sotto chiave durante la quarantena, come sappiamo.
Il “virtual dating” è il nuovo fenomeno che si è sviluppato durante il lockdown, ovvero la pratica di avere degli appuntamenti online, sfruttando mezzi digitali (principalmente videochiamate, ma anche telefonate, ad esempio).
In una ricerca post-lockdown dell’app OkCupid, è stato chiesto ai loro iscritti quali siano i benefici del virtual dating: al primo posto “c’è meno pressione” (38%), seguito da “posso conoscere meglio l’altra persona” (37%) e infine “posso vestirmi come voglio” (25%).
Con la pandemia ancora in corso, il famoso momento del primo appuntamento ha dovuto ridisegnarsi e il consiglio generale – ora che non siamo più in lockdown – è quello di incontrarsi all’aperto, al parco o per un giro in bici, mantenendo mascherina e distanziamento.
Ma, considerati questi nuovi vincoli, che tipologia di relazione/incontro si sta cercando in questa fase? La pandemia ha provocato degli effetti anche in tal senso?
Con le etichette di “congiunti” e “affetti stabili” poste dal Governo italiano (e la conseguente dimostrazione di non contemplare neppure l’esistenza delle moltissime sfaccettature della vita sessuale e relazionale), una grossa fetta delle relazioni umane è rimasta scoperta durante le varie fasi del lockdown: quella del sesso occasionale e con sconosciuti, che era una delle modalità di uso delle dating app che andava per la maggiore.
Inevitabile chiedersi ad esempio che ne sarà degli incontri occasionali, che se da un lato potevano rivelarsi insoddisfacenti e frustranti per alcuni motivi che non stiamo qui ad approfondire, per altri invece erano uno dei modi con cui le persone potevano esplorare la sessualità propria e altrui, arricchirsi, sperimentare pratiche nuove, aprirsi alle diversità.