Agli aperitivi poliamorosi succede che si parla di tutto, in maniera imprevedibile. Con una certezza: che il dibattito sarà costruttivo e arricchente.
Così a un certo punto arriviamo a parlare dell’origine del modello di coppia monogama fondata su gelosia e possesso e del dislivello tra uomo e donna.
? dice che ha le fondamenta nella coppia romantica, non nel senso sentimentale del termine, ma storico. C’è la donna angelicata, eterea, asessuata, bellissima ma untouchable, che attende di essere salvata da un cavalier servente. Lui la salverà con la sua forza e coraggio e così si guadagnerà in cambio le sue grazie. Il Principe Azzurro che tutte conosciamo insomma.
Si arriva così a parlare di disparità di genere e del ruolo della donna relegato nell’ombra per secoli e secoli.
All’aperitivo poliamoroso c’è anche ?, una donna che fa anche parte della mia Community e che dice sempre cose affascinanti (anche sulla tematica femminista) essendo temi che lei tratta nel quotidiano.
? mi racconta che prima del Concilio di Nicea (325 d. C.) esistevano delle Sacerdotesse: ebbene sì, tra i primi cristiani erano presenti donne-prete. Poi è andato tutto a farsi benedire (letteralmente) e siamo finite alla caccia alle Streghe con l’Inquisizione.
Morgana: non chiamatela Fata
A proposito di streghe, mi dice ?, c’è un libro che è la riscrittura del ciclo bretone, quello di Re Artù, epica cavalleresca tipicamente improntata al maschile che tutti abbiamo studiato a scuola. Una riscrittura dal punto di vista femminile. Il libro è “Le nebbie di Avalon” e il punto di vista è quello di Morgana, la potente maga sorellastra di Re Artù.
Mi illumino perché questa citazione è per me un salto nel passato.
Ero adolescente e avevo preso a frequentare la biblioteca della mia città. Mi era capitato tra le mani questo libro. Lo lessi, ne rimasi affascinata, ma non avevo allora gli strumenti per capire i sottotesti di questo romanzo.
Per il momento all’aperitivo poliamoroso dico a ? che anche io l’avevo letto e che tra l’altro c’è un podcast recente, creato da Michela Murgia, che si chiama proprio “Morgana” e che parla di storie di donne fuori dagli schemi, un po’ “stronze” come dice la Murgia, perché sono donne che non vorreste come mogli o come figlie. Donne che non vogliono compiacere: vogliono piacersi.
Il podcast ha ancora pochi episodi ma vale sicuramente la pena ascoltarli e spero proseguirà presto. L’episodio su Margaret Atwood l’ho amato profondamente.
Stamattina poi accade che vedo una Story Instagram di Michela Murgia. Cita un suo libro: “L’inferno è una buona memoria”.
Vado a curiosare e scopro che è il suo racconto di come “Le nebbie di Avalon” l’abbia folgorata alla soglia dei suoi 30 anni, trasformandola da una delle tante donne indifferenti al patriarcato, a una femminista incazzata. Perché per la prima volta scopriva che le donne non sono quelle che stirano e che aspettano i principi nel castello, non sono neanche quelle dei romanzi Harmony che si trovano al cospetto di “prorompenti [ed edulcorate] virilità” maschili.
C’è tutta una storia non scritta e che non ci hanno raccontato. Quella in cui i personaggi femminili esistono non necessariamente in rapporto a quelli maschili.
“Noi non abitiamo solamente i nostri indirizzi di residenza, ma abitiamo le storie che ci hanno formati. State attenti quando regalate dei libri, perché i libri sono bombe.”
Michela Murgia
Vi lascio al resto delle sue parole nel suo intervento sul suo libro a Mantova:
Scopro anche che la Murgia nel suo libro racconta di come per 10 anni è stata una giocatrice di Extremelot, palestra dell’immaginario e della scrittura. Un altro tuffo nel passato per me: ho parlato di quando ci giocavo anche io qui.
Quante coincidenze nella mia vita, nel giro di poco.
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