Come sex blogger in Italia siamo (ancora) una nicchia, quindi è facile, per fortuna, incappare in altre persone che si occupano di temi che mi sono vicini, grazie alle quali potersi arricchire.

Come Valentine in arte “Fluida Wolf”, che si autodefinisce una trash-drag-bitch.

Fluida Wolf, una trash-drag-bitch, il performare una femminilità colorata, sguaiata, non decente, accattona e scomoda. Sono io.

Valentine aka Fluida Wolf

Di recente apparsa in una intervista nuda di Le Sex en Rose e in un episodio della serie di Vice con Irene Graziosi “La prima volta”. Io l’ho conosciuta in rete, su Instagram.

Porta in giro per l’Italia un workshop sullo squirting, “Eiaculazione per fiche”, che è forse l’argomento sul quale le fanno più domande, in quanto pruriginoso.

Così l’ho voluta intervistare, per chiederle questo ma anche altro.

Raccontaci di te, cosa fai nella vita e quando nasce “Valentine aka Fluida Wolf”?

Nella vita faccio tante cose ma diciamo che quello che porto sui social è principalmente il mio attivismo femminista declinato in particolar modo all’abbattimento dei tabù e degli stigma legati alla sessualità, ai corpi e al piacere. Mi occupo anche di traduzioni legate a queste tematiche. Non saprei datarti la nascita di “Fluida Wolf”. Ho iniziato il mio percorso di attivista e militante a tutto tondo quando sono arrivata all’Università di Torino e ho iniziato ad occuparmi di antifascismo e antisessismo all’interno di un paio di collettivi. Parliamo di circa 13 anni fa.

Con il tempo poi ho iniziato a lavorare molto a partire da me stessa, dai cambiamenti del mio corpo e vedendo nelle continue scoperte legate al piacere un mezzo di empowerment personale e collettivo. Le contaminazioni con il mondo del dragging (sia drag queen che drag king), con l’attivismo queer e lgbti* e l’aver stretto solide collaborazioni con alcune esponenti dell’ambiente postporno barcellonese sono stati sicuramente tutti fattori che hanno portato gradualmente all’affermarsi di questa mia parte che può essere considerata appunto Fluida Wolf, una trash-drag-bitch, il performare una femminilità colorata, sguaiata, non decente, accattona e scomoda. Sono io.

Uno dei tuoi workshop più famosi è quello sullo squirting e tu racconti che nei tuoi workshop precisi che lo scopo non è creare un “esercito di soldatesse squirtanti”, vuoi spiegarci meglio?

Certo. Per me è importante chiarire che non faccio dei worskhop sullo squirting e sull’eiaculazione per fiche per far squirtare le persone. Il workshop è un viaggio, un percorso culturale, politico, sociale che, come dice la mia principale ispiratrice Diana J. Torres, mira a farci riappropriare a livello della nostra mappa mentale di una parte di noi, la prostata femminile, responsabile dello squirting e per secoli negata dalla medicina occidentale. Si tratta di vendicarci tutte insieme di un grande torto subito e di riappropriarci di un qualcosa che è nostro e fa parte del nostro piacere. Poi ognuna/o deciderà cosa farsene. Anche nulla!

Si tratta di vendicarci tutte insieme di un grande torto subito e di riappropriarci di un qualcosa che è nostro e fa parte del nostro piacere. Poi ognuna/o deciderà cosa farsene. Anche nulla!

Valentine

Sapresti riassumerci in degli step “come far squirtare una donna”? (questo lo facciamo solo per tutti quelli che cercheranno su Google sperando di avere la verità rivelata)

Questo tipo di domande mi mettono sempre molto in difficoltà perché portano sul mero piano tecnico una questione che non può essere trattata solo da questo punto di vista e che faccio di tutto per “liberare” da questa gabbia. Non c’è una regola che va bene per tutte e ci sono ancora tante questioni che le ricerche non hanno dipanato.
Di base, per iniziare, si può provare a stimolare direttamente con le dita, con la cosiddetta tecnica del “vieni-vieni”, la parte spugnosa “dietro” l’osso pubico, ovvero la prostata femminile. Ricordiamoci però che non è necessaria una stimolazione diretta di questo tessuto per poter rilasciare il liquido.

Altra cosa importante è non contrarre nel momento in cui sentiamo una sorta di spinta (spesso simile a quella di quando dobbiamo fare la pipì), semmai rilasciare. Essenziale è appunto non avere paura che sia pipì o di espandere visibilmente il nostro piacere.

Lo squirting proposto nei porno mainstream ha creato una sorta di “ansia da prestazione” nelle donne? Ma quanto c’è di reale?

Penso che il porno mainstream da un lato abbia spesso rappresentato lo squirting in maniera parodica e circense, creando quindi il mito di qualcosa di inarrivabile e per poche “elette” oppure un qualcosa da “perverse” o “malate congenite”; dall’altro lato lo ha anche un po’ visibilizzato e sdoganato.

L’ansia da prestazione, per i feedback che ricevo io, più spesso si dà nelle dinamiche relazionali eterosessuali dove il “lui” spinge “lei” a riuscire a squirtare “come fanno nei porno”.
Ora sicuramente attraversiamo una fase di una sorta di “moda” dello squirting che viene quasi ricercato come qualcosa “in più” nel sesso. Rispetto a quanto ci sia di reale nel porno mainstream è difficile dirlo. Ho visto alcune interviste a porno attrici che narravano di espedienti per crearlo (ma non ho mai approfondito quali fossero). Altre so per certo che lo fanno in maniera reale e durante la Golden Age del porno mainstream made in USA è stato utilizzato anche per visibilizzare il piacere femminile che in quell’ambiente e soprattutto in quegli anni non veniva mai preso in considerazione o scarsamente.

Nelle tue interviste dici anche che “se dovessero farmi scegliere tra squirting e orgasmo io non ci penserei due secondi e direi lasciatemi l’orgasmo!”, infatti spieghi che lo squirting non sempre si accompagna all’orgasmo.
Ho conosciuto una ragazza che mi ha confessato di aver squirtato per la prima volta di recente, senza farlo quasi apposta, e che anche se è stata un’esperienza positivamente forte, non ha avuto un orgasmo in contemporanea.
Ci racconti di più su questo aspetto?

Esatto. Quando siamo eccitate la nostra prostata, che ha un tessuto spugnoso, si riempe di questo liquido e la sua fuoriuscita riguarda sicuramente il piacere ma non per forza ha a che vedere con l’orgasmo. Per alcune sì ma per altre no. Siamo tutte diverse, è sempre questo il punto. Ad esempio c’è chi squirta prima di arrivare all’orgasmo e chi dopo, nella fase di relax più totale anche a livello muscolare.

Secondo te perché lo squirting è una fantasia che eccita così tanto gli uomini?
Dalle tue interviste, dici che avrebbe anche a che fare con la “visibilizzazione” del piacere, io sono d’accordo con te.
Per mia esperienza ad esempio, sulle dating app ci sono diversi uomini che si vantano di essere “maghi dello squirting”: secondo me perché siccome è difficile farci arrivare una donna allora lo intendono quasi come un “trofeo”.

Sono d’accordo con te e come dicevo prima, soprattutto nelle dinamiche relazionali etero, sono molti i cis-uomini che mi scrivono cose tipo “Voglio far squirtare la mia ragazza, mi dici cosa devo fare?” Domande che odio tra l’altro, non me le fate!
Penso che tu abbia centrato il punto, ovvero la questione del trofeo. Lo squirting diventa la prova tangibile dell’“abilità nel far godere”, di quanto sei bravo, il mago del sesso! Ahahah! Come se la partner non avesse nulla a che fare in quel processo.

Valentine però non è solo squirting! Tu ti occupi di piacere in generale, qual è la tua mission in tutto quello che fai?

Sì mi occupo di piacere in generale, di corpi, di tematiche di genere e molto altro.
In relazione a questo frangente, quello che mi interessa è smascherare tutte le bugie che ci hanno raccontato su di noi, i nostri corpi, cosa/chi dovremmo desiderare, come e con chi dovremmo scopare.

Si tratta anche di smantellare l’immaginario mainstream rispetto a “cos’è il sesso” e quali sono i corpi desiderabili e che hanno “dignità sessuale”. Viviamo in un mondo dove tutto ciò è iper-codificato. Non sono da sola e siamo in tante/i a occuparci di queste tematiche e lottare in questo senso. 

Si tratta anche di favorire dei “risvegli sessuali”, provare a disinnescare tutto quello che è indotto e provare a capire quello che davvero desideriamo, vogliamo provare, come lo vogliamo vivere, come vogliamo stare. Il fine è riscoprirci, liberarci,  a discapito – e contro – tutta questa cultura oscurantista che ci opprime da millenni.

Quello che mi interessa è smascherare tutte le bugie che ci hanno raccontato su di noi, i nostri corpi, cosa/chi dovremmo desiderare, come e con chi dovremmo scopare.

Valentine

Ho fatto di recente un sondaggio su Instagram sul fingere l’orgasmo: su 100 donne votanti il 73% ha ammesso di aver finto l’orgasmo in vita propria. Perché lo fanno secondo te?
A te è capitato di farlo e perché? (a me mai, fingere il mio piacere però sì…)

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Su più di 100 donne votanti, il 73% ha ammesso di aver finto l’orgasmo. Io sogno di riuscire a trovare gli strumenti – non li ho, non sono una sessuologa o psicologa, sono solo una come voi – per liberare le donne dalla necessità di dover fingere “affinchè lui finisca il prima possibile”. Ho ricevuto diverse motivazioni ma quest’ultima è la più frequente. Un’altra motivazione invece l’ho sentita dal vivo, da una ragazza giovane, a un dibattito sulla sessualità: “Se sei in una relazione e sei innamorata, metti che su 10 volte che lo fate, 5 volte non ti piace o non ti andava, vabbè dai pazienza, e che sarà mai! Se lo ami gliela vuoi dare ogni tanto almeno UNA SODDISFAZIONE” (fingendo l’orgasmo). Sentire questo mi ha fatto male, soprattutto sentire con che convinzione lo diceva. Le tremava la voce a un certo punto, fino quasi a rompersi in pianto, mentre parte dell’uditorio la incalzava con mormorii di dissenso (altre invece le davano ragione con “massì, SE LO AMI lo fai”), ma lei ribadiva con forza questa sua posizione. È una realtà che non riesco a leggere né sentire, non posso accettare inerme il fatto che ci siano donne che non se la sentono di comunicare al partner (che sia di una notte o della vita) un disagio e piuttosto preferiscono mentire, in primis a loro stesse. Ma chi stai fottendo realmente in questo gioco? Se guardi nello specchio, credo proprio che troverai la risposta. • Rilancio agli uomini: avete mai finto di essere venuti? Perché? #orgasm #dontfakeorgasms #fakeorgasm #orgasmo #sessualità #coppia #amore #love #sexualhealth #harrytipresentosally #femaleorgasm #femalesexuality #sessualitàconsapevole #sexpositive #sessualitàfemminile #freeyourmind #freeyourself

Un post condiviso da Match and the City • by Marvi (@matchandthecity) in data:

La percentuale non mi stupisce per nulla e io stessa in passato ho finto orgasmi, ora ho la serenità di ammetterlo. Le motivazioni per cui si fa sono molteplici, l’importante a mio parere in questi casi è sempre l’assenza di giudizio e semmai lavorare per diffondere una cultura del “diritto al piacere”, del dialogo e del consenso.

Ti faccio un esempio. So di tanti matrimoni, soprattutto nel passato ma anche oggi, in cui vale la regola dei “doveri coniugali”. Questa concezione del sesso è più presente di quello che immaginiamo. Ad esempio, in quest’ottica, fingere di provare piacere e “aver concluso” è un modo per la moglie di sottrarsi il più in fretta possibile a quello che di fatto é un rapporto non consenziente (cosa di cui spesso non si ha coscienza).  Altre motivazioni sono quelle per cui si ha paura di “offendere” l’altra persona che spesso interpreta l’assenza di orgasmo come un rifiuto o una sorta di affronto personale che genera mille paranoie. 

In generale dovremmo lavorare tutte e tutti sulla comunicazione, parlare di quello che ci piace o no, preoccuparci di sapere come sta la persona con cui abbiamo un rapporto e non andare avanti senza avere feedback.
Comunicando di più forse ci sarebbe meno finzione.

Quali sono i più grandi tabù sessuali che secondo te ancora resistono oggi?

La lista é lunga. Anche negli ambienti che si autodefiniscono “libertini” perché magari praticano BDSM o altro, spesso ci sono tantissime chiusure mentali, soprattutto riguardo il non binarismo di genere e l’accettazione di persone gay o lesbiche o altro.

Da un punto di vista prettamente sessuale penso che il piacere anale sia una pratica ancora molto stigmatizzata e avvolta da tabù e ignoranza. Ho già avviato un progetto chiamato Anal Liberation Front che ora é in stand-by ma che ho intenzione di riprendere.
Per essere chiara, ti faccio qualche esempio su alcuni miti riguardanti il sesso anale presi da Guida al Piacere Anale per Lei di Tristan Taormino, che ho personalmente tradotto:

E’ doloroso, è solo per uomini gay, alla lunga avrai un prolasso e dovrai metterti il pannolone, è una cosa da pervertiti e troie, il canale anale è solo un’uscita non è un’entrata, le malattie sessuali si trasmettono più facilmente, l’ano non è una zona erogena, ecc.

Guida al piacere anale per lei, Tristan Taormino.

Nei miei workshop sul sesso anale ho constatato in prima persona quanto tutto questo sia ancora fortemente presente nella nostra cultura.
Altra cosa che mi dà molto fastidio é l’uso scriteriato dei termini “perversioni” e “parafilie”. Spesso tutto ciò che non rientra nella norma del rapporto penetrativo eterosessuale viene fatto finire in una di queste caselle. Insomma, c’è ancora tanto lavoro da fare!

perversióne  Espressione usata, spec. in passato, per indicare sindromi psicopatiche caratterizzate da deviazioni del comportamento sessuale considerato normale, per cui l’istinto sessuale è diretto verso un oggetto anomalo (pedofilia, zoofilia, necrofilia e feticismo) oppure trova soddisfacimento con pratiche erotiche diverse dal normale amplesso (esibizionismo, scopofilia, sadismo, masochismo, ecc.).


parafilia Disturbo psicosessuale caratterizzato dal fatto che chi ne è affetto deve, per ottenere eccitamento o soddisfazione sessuale, perseguire fantasie o compiere atti anomali o perversi; ne sono esempi il feticismo, il masochismo, il sadismo, il travestitismo, ecc.

Treccani

Cos è il Disturbo Parafilico?

La definizione di Disturbo Parafilico si applica nel momento in cui una parafilia inizia a causare disagio o compromissione nella vita quotidiana della persona una parafilia ha arrecato o rischiato di arrecare danni a se stessi o agli altri.

State of Mind, https://www.stateofmind.it/tag/parafilia/ .

Progetti futuri? Su cosa vuoi concentrarti?

Guarda su queste cose sono una frana perché magari ho delle idee e nel percorso che intraprendo per realizzarle mi perdo sempre nei meandri, cosa che in realtà mi piace.

Sicuramente, dopo quasi 5 anni di attività, vorrei smettere con i worskshop sullo squirting e concentrarmi sullo studiare altre cose. Vorrei approfondire l’ecosessualità nell’ottica di Annie Sprinkle e Beth Stevens, continuare le connessioni con il mondo del postporno e del porno indipendente e avviare un workshop pratico sul piacere anale. Magari poi non vedrete nascere nessuna di queste cose ma altre, vi avviso in anticipo!

Un augurio per questo 2019 appena iniziato?

Avere il coraggio di provare ad uscire dalle proprie zone di comfort.
La messa in gioco, lo sperimentarsi, l’abbandonare le certezze che ci fanno sentire al sicuro ma che ci impediscono di provare ad essere più felici sono sicuramente propositi non semplici ma che possono farci imparare molte cose nuove su di noi.

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Avere il coraggio di provare ad uscire dalle proprie zone di comfort.

Valentine

Prima che Valentine decida di smettere coi workshop sullo squirting, io mi sono assicurata la chance di assistervi il 19 gennaio 2019 al Fish and Chips Film Festival di Torino! Tutte le info per l’iscrizione sull’evento Facebook.